Sul podio il Maestro Michele Mariotti; la regia è di Chiara Muti al suo debutto scaligero.
Dopo il debutto della Medée di Cherubini in lingua francese che ha aperto il 2024 e che non era mai stata rappresentata al Teatro alla Scala in questa edizione, la stagione prosegue con una nuova “prima assoluta” per il palcoscenico milanese: Guillaume Tell di Gioachino Rossini (in scena dal 20 marzo, qui le date e i biglietti), da sempre qui rappresentato in traduzione italiana, finalmente viene proposto nella versione originale in francese che aveva debuttato all’Opéra di Parigi nel 1829.
L’opera è diretta da Michele Mariotti mentre la regia di è Chiara Muti al debutto scaligero. Le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Ursula Patzak, le luci di Vincent Longuemare e la coreografia di Silvia Giordano.
Con la parte di Guillaume Tell Michele Pertusi torna a Rossini dopo il trionfo verdiano nei panni di Filippo II lo scorso 7 dicembre; Dmitry Korchak è Arnold e Salome Jicia debutta al Piermarini come Mathilde. Le danze saranno interpretate dagli allievi della Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala.
Una regia moderna ispirata a Metropolis di Fritz Lang
Per Chiara Muti Guillaume Tell è “una storia di portata biblica; Guillaume è il puro, l’uomo visionario che non ammette il vizio, è un eroe suo malgrado perché, per lui, la morale e il rispetto vengono prima di ogni cosa. Non è così per tutti gli altri, non è così per Gessler che rappresenta il male. Nell’impaginare la drammaturgia mi sono fatta trasportare da Metropolis di Fritz Lang. Mi sono chiesta: qual è la libertà che stiamo perdendo? E ho realizzato che ci stiamo auto-asservendo, senza accorgercene, a un meccanismo che ci imporrà sempre di più regole assurde e disumane che tutti accetteremo per quieto vivere. Lo vedo nelle nuove generazioni, col naso giù per terra, fisicamente prostrati al suolo, non guardano più il cielo ma solo questi orrendi mezzi di comunicazione che ci stanno chiudendo al mondo e la cui luce del display è come il sorriso di Narciso, più lo guardi e più finisci nell’abisso senza rendertene conto”.
Un’opera pre-romantica
“Rossini - spiega Michele Mariotti - ha dimostrato di saper abbracciare uno stile, intendo lo stile romantico, che non era all’epoca ancora esploso. Tell non è un’opera romantica ma piuttosto pre-romantica, caratterizzata da un colore diverso. In questi anni ho lavorato molto sullo strumento sonoro, sul colore orchestrale. In quest’opera c’è un nuovo respiro, un nuovo colore, e c’è una presenza della natura stupefacente, che abbiamo visto solo nella Donna del lago. Non snaturerò il Tell, non lo farò diventare un’opera romantica. ”